Mandala deriva dal sanscrito e significa ‘cerchio sacro’. Si tratta di un disegno realizzato all’interno di un cerchio, con un suo centro. Esso viene utilizzato da secoli dall’uomo a scopo meditativo, come ad esempio nella cultura dei monaci buddhisti o presso gli indiani Navaho. Nei mandala tibetani storicamente al centro del mandala veniva disegnata la divinità, e tutt’attorno veniva raffigurata l’immagine di un tempio o di un labirinto che proteggeva e conteneva al tempo stesso tale divinità. La contemplazione del centro del mandala e del percorso per arrivare ad esso simbolicamente rappresentava il proprio centro ed il percorso necessario per accedervi, e quindi aiutava gli stati meditativi. Anche la forma circolare del mandala ha un significato molto importante: simbolicamente ha la funzione di contenere e creare una protezione, un ‘temenos’ o ‘cerchio sacro’, come lo definiva Jung. Egli fu il primo ad introdurre il mandala nel lavoro coi pazienti: difatti aveva scoperto che i mandala disegnati cambiano e si modificano a seconda dell’umore e dello stato d’animo del momento. “Disegnando un mandala, creiamo un simbolo personale che rispecchia chi siamo in quel momento. Il cerchio che disegniamo contiene, ed evoca, l’apparizione di nostre parti conflittuali” #.
“I mandala con la loro struttura matematica sono chiamati a trasformare il caos in cosmo. Queste figure non solo esprimono ma producono anche ordine. [Disegnare un mandala] ha per scopo appunto di creare un ordine interiore nella persona”*.
L’utilizzo del mandala in terapia aiuta ad esprimere e rendere più chiaro il proprio vissuto interiore di un dato momento, ed aiuta non solo ad avvicinarsi ai propri contenuti inconsci ma anche a provare uno stato di benessere e rilassamento immediati.
#cit. tratta da S.F. Fincher, I mandala, ed. Astrolabio
*cit. tratta da J. Jacobi, La psicologia di C.G. Jung, ed. Bollati Boringhieri