Foto di copertina: Nicole Pankalla da Pixabay
UTILIZZO L’IPNOSI IN PSICOTERAPIA PER TRATTARE PROBLEMATICHE COME:
- Disturbi d’ansia
- Ansia da prestazione
- Attacchi di panico
- Paure e fobie
- Difficoltà relazionali
- Difficoltà di autostima
- Difficoltà nella gestione delle emozioni
- Difficoltà nella gestione dello stress
- Difficoltà di concentrazione
L’ipnosi è uno strumento molto utile in psicoterapia poichè permette di accedere a risorse e capacità inconsce che non si sa ancora di possedere.
E’ importante sottolineare che, contrariamente a quanto si crede, durante l’ipnosi la persona rimane sempre cosciente, conserva sempre il controllo su di sé e mantiene la propria capacità di decidere.
COS’E’ L’IPNOSI E PERCHE’ UTILIZZARLA IN TERAPIA
Il termine ipnosi (o trance, che è un sinonimo) suscita spesso timori e paure di vario tipo. Si crede che l’ipnosi sia uno stato in cui la persona ipnotizzata sia sotto il controllo dell’ipnotista, o che entrare in ipnosi sia un’esperienza totalmente avulsa dalla propria sfera di esperienze.
In realtà con il termine di ipnosi s’intende qualcosa di molto semplice, ossia uno stato di attenzione focalizzata verso il proprio mondo interiore, verso i pensieri, le emozioni, le sensazioni, le immagini e i ricordi che ognuno ha dentro di sé. Come sosteneva Milton Erickson ognuno di noi fa quotidianamente esperienza di fenomeni di trance, quella che viene definita la ‘normale trance quotidiana’ (Common everyday trance): con questo termine si intendono tutte quelle esperienze in cui la propria attenzione è così totalmente concentrata su ciò che si sta facendo da non accorgersi più di ciò che avviene attorno a sé (ad esempio come quando si è immersi nella lettura di un libro o nella visione di un film). L’ipnosi è quindi un fenomeno naturalmente presente nell’essere umano ed è più vicina all’esperienza personale di quanto non si pensi.
Mentre normalmente nella vita quotidiana l’attenzione viene diretta verso vari stimoli interni ed esterni, nello stato di trance l’attenzione viene diretta quasi totalmente verso di sé. Ciò comporta come conseguenza un’aumentata percezione di ciò che avviene al proprio interno, ed è proprio questa accresciuta sensibilità alle proprie sensazioni, emozioni ed immagini che permette di lavorare su di sé durante il processo ipnotico. Il processo ipnotico consente di introdurre un elemento di novità rispetto al proprio modo abituale di vedere il mondo; si crea un nuovo “dialogo interno che, con la guida del terapeuta, diviene trasformativo di quegli schemi individuali, routinari, iper-appresi e disfunzionali, che richiedono di essere abbandonati o rimodulati” (Erickson, Rossi, Rossi, 1979, in Trattato di ipnosi, p. 83). Lo scopo dell’ipnosi, in particolar modo dell’ipnosi Ericksoniana, è aiutare l’individuo a modificare il rapporto con sé stesso e con l’ambiente circostante, in modo da favorire nuovi apprendimenti (v. Trattato di ipnosi, a cura di G. De Benedittis et al.). Questo scopo lo si ottiene sostenendo la scoperta delle risorse che ogni individuo ha già dentro di sé; come sosteneva Erickson, difatti, ognuno è portatore non solo del problema, ma anche della soluzione.
In psicoterapia l’ipnosi può essere utilizzata come strumento che coadiuva il processo terapeutico stesso per aiutare ad esempio nella gestione di ansia, difficoltà relazionali, difficoltà legate all’immagine di sé e all’autostima, paure e fobie.
MITI DA SFATARE SULL’IPNOSI
Vi sono molti miti riguardanti l’ipnosi legati spesso a quella forma di ‘ipnosi da spettacolo’ che viene esibita negli show televisivi. Le paure più comuni sono di essere sotto il controllo dell’ipnotista, di perdere il controllo e quindi fare o dire cose che non si vorrebbero fare o dire, oppure la paura che non ci si possa più svegliare dall’ipnosi. Per quanto riguarda quest’ultimo punto è tecnicamente impossibile non ‘svegliarsi’ dall’ipnosi poiché non si tratta di uno stato di sonno, e poi perché si rimane sempre coscienti e consapevoli di ciò che accade e padroni di sé e del proprio corpo. Lo stato di ipnosi difatti non è uno stato di perdita di coscienza, ma è definito come uno ‘stato modificato di coscienza’ dove col termine ‘modificato’ si intende uno stato che è fisiologicamente diverso sia dalla veglia che dal sonno (le onde elettroencefalografiche differiscono nei tre diversi stati).
Per quanto riguarda invece la paura di essere sotto il controllo dell’ipnotista e di perdere il controllo di sé si tratta di paure irreali, fondate principalmente su ciò che si vede negli show televisivi in cui il soggetto ipnotizzato sembra compiere azioni ridicole. Bisogna tener presente che in queste situazioni le persone agiscono spinte dal desiderio di apparire, di fare bella figura e di aderire alle aspettative che il pubblico e l’ipnotista hanno su di loro (cfr. Yapko in Lavorare con l’ipnosi Vol. 1). In realtà, come afferma Yapko (p. 59 e sgg.), durante l’ipnosi accade che:
– “In ogni momento il soggetto è pienamente in grado di rifiutare i suggerimenti nel caso in cui decida di farlo. […] Il cliente in stato di ipnosi è libero di rifiutare apertamente o di nascosto suggerimenti che per qualche motivo non si adattino [al suo sistema di credenze]”;
– “Quando le persone sono in ipnosi sentono chiaramente i suggerimenti che vengono dati e rispondono ad essi solo nella misura in cui sono consoni [al proprio sistema di credenze] e la persona è disposta a rispondere ad essi”.
Anche negli stati di ipnosi più profonda in cui la persona è talmente assorbita dall’esperienza che sta vivendo da sembrare inconsapevole di ciò che accade, in realtà la consapevolezza e il controllo di sé sono mantenuti così come il contatto col terapeuta.
MILTON ERICKSON E IL SUO INNOVATIVO APPROCCIO ALL’IPNOSI
Milton Erickson era un medico psichiatra statunitense (1901-1980). Egli elaborò un approccio all’ipnosi del tutto innovativo basato su un grande rispetto del paziente e della situazione da lui portata. Lui stesso definí il proprio approccio ‘naturalistico’ per descrivere il suo carattere accettante e rispettoso di tutto ciò che viene portato dalla persona, come la visione del mondo, la definizione del problema e la situazione personale in generale. Il suo approccio all’ipnosi è totalmente non direttivo e rispettoso dei tempi e delle modalità individuali di entrare in ipnosi. Erickson si propone di accettare l’altro incondizionatamente e in maniera non giudicante, e di fornire uno spazio in cui ogni individuo possa sperimentare l’ipnosi nella modalità più utile e congeniale per sé. (Trattato di ipnosi, p. 130-1)
L’ipnosi ericksoniana porta avanti una visione positiva dell’individuo come portatore di risorse che possono essere scoperte proprio tramite l’ipnosi. “Con la trance possiamo essere più ricettivi nei confronti della nostra esperienza interiore e delle nostre potenzialità irrealizzate, in maniera estremamente sorprendente. Con l’aiuto di un terapeuta, queste potenzialità possono essere conosciute e sviluppate ulteriormente. […] La trance clinica può essere considerata un periodo di libertà in cui può esprimersi l’individualità. [Lo scopo dell’ipnosi è] aiutare gli individui a superare le limitazioni apprese in modo che le potenzialità interiori possano essere utilizzate per ottenere fini terapeutici” (Tecniche di suggestione ipnotica, p. 15-16).
Lo scopo dell’ipnosi è in definitiva fornire un campo di esperienze in cui la persona possa sperimentarsi in maniera nuova, affinché possa portare alla luce le capacità di risoluzione della propria sofferenza e delle proprie difficoltà che sono già insite dentro di sé.
BIBLIOGRAFIA
- Lavorare con l’ipnosi Vol. 1, M. D. Yapko, FrancoAngeli Editore, 2021.
- Trattato di ipnosi – Dai fondamenti teorici alla pratica clinica, a cura di Giuseppe De Benedittis, Camillo Loriedo, Claudio Mammini e Nicolino Rago, FrancoAngeli Editore, 2021.
- Tecniche di suggestione ipnotica, M. H. Erickson, E. L. Rossi, S. I. Rossi, Casa Editrice Astrolabio, 1979.