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La parola “battaglia” evoca in noi immediatamente il ricordo di quando, a scuola, ci chiedevano di imparare più o meno a memoria nomi e date di guerre e combattimenti, e noi ci domandavamo come fosse possibile che la storia dell’umanità fosse costellata di così tanta crudeltà.
Eppure spesso non ci rendiamo conto che anche dentro di noi avvengono feroci battaglie: spesso siamo divisi anziché essere uniti, siamo al tempo stesso giudice e imputato, vittima e carnefice di noi stessi; quanto spesso difatti siamo assaliti dai sensi di colpa per qualche difetto o pecca che ci attribuiamo? O quanto spesso denigriamo la nostra opera, ci screditiamo, disprezziamo ciò che siamo e ciò che facciamo?
Ogni tanto ci sorprendiamo a dire a noi stessi ‘Non ce la farai mai’, oppure ‘Come sei incapace’, o ancora ‘Non sei abbastanza intelligente, simpatico, in gamba’. Questi pensieri solitamente sono formulati in maniera talmente istantanea e automatica da non darci nemmeno la possibilità di rendercene conto; più spesso invece ne sperimentiamo gli effetti, ad esempio ci sentiamo all’improvviso timidi, insicuri, nervosi o spaventati, senza saperne spiegare la ragione.
E’ come se in noi vi fosse una pluralità di voci che potremmo definire, come affermava Assagioli, subpersonalità: ’Ognuno di noi è una folla. Ci possono essere il ribelle e l’intellettuale, il seduttore e la casalinga, il sabotatore e l’esteta, il sognatore e il perfezionista, […] e tutti quanti […] stipati all’interno di un solo individuo’, scriveva Piero Ferrucci*.
Le subpersonalità potrebbero essere definite come atteggiamenti, schemi di pensiero e di comportamento, modi di sentire e stati d’animo che sono stati appresi in maniera più o meno consapevole nell’arco della vita e che sono serviti per l’adattamento e la sopravvivenza all’interno di una data condizione esistenziale, ma che possono essere non più utili nel presente.

E quindi come calmare questo ‘coro’ di voci, e come ritrovare un’armonia?
Sicuramente iniziando a riconoscere che in ognuno di noi esistono più ‘subpersonalità’, che chiedono di essere viste e ascoltate. Ogni nostro aspetto, anche il meno piacevole, in realtà va compreso e portato alla luce, poiché e’ espressione di ‘elementi vitali del nostro essere’ (ib.). Spesso queste subpersonalità sono portatrici di bisogni inespressi, o nascondono timori e paure che vanno accolti.
Nulla di noi va eliminato, bensì trasformato; il principio della fisica ‘nulla si crea e nulla si distrugge’ vale anche per l’essere umano. Lo scopo di questo lavoro è diventare il direttore d’orchestra, e non essere più spettatori passivi.
Tutto ciò per avvicinarci ad essere ‘A pluribus unum’, dai tanti uno.

*Cit. Tratte dal libro di P. Ferrucci, Crescere – Teoria e pratica della Psicosintesi, Casa Ed. Astrolabio