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“Mi accorgo della riacutizzazione della malattia prima che i sintomi intestinali si ripresentino.. sembra impossibile, ma mi sento turbata, ansiosa, triste, depressa senza alcun motivo apparente.”
(M, 28 anni, Morbo di Crohn).

Asse cervello – intestino: Il sistema nervoso enterico

Molti studi scientifici hanno evidenziato l’esistenza di un profondo legame tra il cervello e l’intestino, e del suo impatto sulla salute generale dell’uomo.
Il nostro intestino è considerato un vero e proprio “secondo cervello”. Esso contiene, infatti, oltre 100 milioni di neuroni che innervano l’intero tratto gastrointestinale, andando a costituire il sistema nervoso enterico operante in completa autonomia. L’intestino e il cervello si influenzano reciprocamente ed è proprio in questo modo che condizionano, positivamente o negativamente, lo stato di benessere fisico ed emotivo dell’individuo.

Asse cervello – intestino: Ormoni, stress e infiammazione

L’intestino è direttamente connesso al rilascio di ormoni e alle condizioni del sistema immunitario, e quest’ultimo è influenzato, tra l’altro, dalle situazioni di stress. Ad esempio, condizioni di forte stress emotivo sono in grado di attivare i circuiti dell’ansia e della paura (v. articolo Stress e cervello). Questi ultimi provocano un incremento della motilità intestinale, con conseguente rilascio di citochine. Così facendo, la mucosa intestinale si irrita e si infiamma e, in casi gravi, può generare patologie intestinali croniche. Quindi, cervello e intestino lavorano anche insieme, attraverso un fitto scambio di comunicazioni bi-direzionali lungo l’asse intestino-cervello.

Asse cervello – intestino: Il ruolo del microbiota intestinale

In questo flusso di comunicazioni svolge un ruolo importante il microbiota intestinale, composto da oltre 100 trilioni di microorganismi che vivono nell’intestino e con i quali abbiamo instaurato una relazione simbiotica. Il microbiota intestinale regola l’equilibrio intestinale ed extra-intestinale. Pare che il microbiota possa mediare la comunicazione tra intestino e cervello attraverso diverse vie di comunicazione che includono il sistema endocrino, immunitario, metabolico (tramite la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina) oppure con il coinvolgimento del nervo vago del sistema nervoso autonomo. Il nervo vago, infatti, è in grado di recepire le molecole prodotte dai batteri e di trasferirle al sistema nervoso centrale per aiutarlo a produrre una risposta che, se inappropriata, può portare alla manifestazione di diversi disturbi del tratto gastrointestinale. Fattori stressanti possono inibire l’attività del nervo vago e avere conseguenze sul sistema digerente e sulla composizione del microbiota. Un tono vagale basso è stato osservato in pazienti affetti da sindrome del colon irritabile e nelle malattie infiammatorie croniche intestinali.

Asse cervello – intestino: il ruolo della serotonina, ‘”ormone del buonumore”

Alla comunicazione lungo l’asse partecipa anche la serotonina, un neurotrasmettitore prodotto per il 95% dal sistema nervoso enterico e presente anche nel sistema nervoso centrale. Nell’intestino questa molecola è coinvolta nella regolazione della secrezione e della motilità gastrointestinali e nella percezione del dolore, mentre nel sistema nervoso centrale è implicata nella regolazione del tono dell’umore. Disfunzioni a livello del sistema che regola la quantità di serotina in circolo, possono portare a problemi del tratto gastrointestinale e a disturbi dell’umore.
In conclusione, l’uomo può essere pensato come un superorganismo costituito da cellule umane e microbiche il cui corredo genetico è rappresentato dall’insieme dei geni presenti nel genoma e nel microbioma. Preservare la biodiversità all’interno dell’ecosistema microbico, in termini di componenti e funzioni, risulta essere di fondamentale importanza per favorire condizioni di salute sia fisica che mentale.

Emozioni e intestino: Nutrirsi psicologicamente

Abbiamo visto fin qui che l’intestino è un vero e proprio “cervello viscerale”, che ha molto a che fare con la gestione delle emozioni. Per comprendere come questo sia legato alle malattie infiammatorie intestinali bisogna tener conto di due aspetti, quello legato alla nutrizione e digestione e quello legato al sistema immunitario, poiché si tratta di patologie autoimmuni.
L’intestino, nel processo digestivo, ha il compito di scomporre il cibo ingerito, assorbire i nutrienti e l’acqua ed espellere le sostanze di rifiuto. Ma cosa significa nutrirsi, a livello più profondo? Nutrirsi vuol dire prendere e far propria una parte del mondo esterno: “I viventi…prendono dall’ambiente circostante materiali diversi da sé e li trasformano in parti di sé. Nutrirsi significa proprio questo”. * La funzione alimentare è quel “processo fondamentale attraverso il quale ogni essere vivente fa sue parti del mondo esterno per […] costruire le proprie strutture e mantenere le funzioni vitali” #; queste parti del mondo esterno sono a livello concreto il cibo, mentre “gli equivalenti psichici del ‘mangiare’ biologico sono l’introiezione, cioè l’introduzione all’interno della personalità di emozioni, concetti, relazioni interpersonali” #.
Il cibo fornisce l’energia che consente al nostro corpo di funzionare; esso viene portato all’interno di noi e scomposto in parti e molecole sempre più piccole; alcune parti verranno espulse, mentre altre verranno scelte e “assimilate”, cioè rese “simili a noi” *. Un procedimento analogo avviene a livello psichico: anche qui prendiamo parti del mondo esterno, come esperienze, emozioni e sensazioni, e le utilizziamo per crescere e per cambiare il nostro modo di essere e di percepire la nostra identità; ma “ i ‘pezzi di mondo’ non possono essere introiettati così come sono; la psiche, come il corpo, […] può assimilare solo dopo aver analizzato, vagliato e scelto” *. Vi possono essere emozioni e vissuti arcaici e profondi, come rabbia, aggressività, bisogni non riconosciuti di sentirsi accolti e accuditi, che possono essere difficili da tollerare e ‘digerire’ a livello psichico e cosciente e che quindi vengono vissuti come conflitti a livello somatico, come infiammazioni a carico dell’intestino.

Emozioni e intestino: autoimmunità e identità

Si diceva che l’intestino ha il compito di riconoscere il ‘cibo buono’ dal ‘cibo non buono’, ossia deve riconoscere cosa è simile a sé e può essere assorbito e ciò che è dannoso e va eliminato. A ciò si aggiunge il fatto che nelle malattie infiammatorie croniche intestinali come Crohn e RCU vi è una componente autoimmune, in cui il sistema immunitario aggredisce il proprio organismo come se fosse un nemico da sconfiggere. Tutto ciò ha a che fare con aspetti legati all’identità, a ciò che si riconosce come proprio e ciò che invece viene rigettato come estraneo; l’apparato digerente “può dunque essere visto come il trasformatore dell’alterità in identità” *. E’ come se la persona “soffra di un mancato riconoscimento di sé stesso a livello primario” *; in questi casi potrebbe accadere che a livello profondo alcuni aspetti di sé non vengano riconosciuti e accettati come buoni.
Ciò che è stato fin qui detto vuole essere solo un’introduzione generica sul legame tra emozioni e intestino, che peraltro è molto complesso e assume significati specifici per ogni persona; è importante per ognuno ripercorrere la propria storia personale fatta di vissuti e significati specifici per comprendere davvero cosa un disagio fisico possa significare per sé stessi.
Lo scopo non è fornire risposte ma stimolare domande, e soprattutto esortare a spingersi oltre l’evento malattia per vedere sé stessi e l’altro come unità di psiche e soma e come individui irripetibili.

Dott.ssa Monica Tratzi
Dott.ssa Chiara Tumminello

CITAZIONI:

* Il corpo racconta. Psicosomatica e archetipo, M. Pusceddu, Paolo Emilio Persiani Ed.

# La psicosomatica. Il significato e il senso della malattia, D. Frigoli, G. Cavallari, D. Ottolenghi, Xenia Ed.

BIBLIOGRAFIA:

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